Elisa Vicina
La storia delle collane In Rainbows ha per me un valore molto speciale.
Mi sono trasferita in questa casa a novembre dell'anno scorso, tornata ad Alba, la mia città natale, dopo quasi 5 anni vissuti a Canale. Dopo qualche mese, proprio nella porta accanto alla mia, scopro abitare una ragazza più o meno della mia età. La incrocio nelle scale pochissime volte, avvolta nel cappotto, sempre con le cuffie e la musica nelle orecchie. Io perennemente di corsa, lei col sorriso gentile, una cuffia in mano per rispondere al saluto e mai una parola in più, o una domanda di troppo. Succede così che non ci siamo mai presentate davvero. Presa dal trasloco e dai grandi cambiamenti, e incuriosita dal fatto che fosse un volto del tutto nuovo per me, aspetto di avere una casa più presentabile per invitarla a prendere un caffè.
Aspetta aspetta, arriva il primo lockdown.
E qui succede una cosa bella.
Un pomeriggio di inizio Maggio, mentre Matteo era da suo padre, mi sistemo fuori sul balcone, con un bicchiere di vino, a respirare la libertà confinata a quella ringhiera da quasi due mesi ormai. Inizia a piovere, il cielo color carta da zucchero. In quel silenzio mai sentito prima, dove gli unici rumori rimasti erano la pioggia e le ambulanze che andavano e venivano dall'ospedale vicino, accade una piccola cosa preziosa. Nell'aria comincia a suonare All I Need dei Radiohead, dall'album In Rainbows. Uno degli album che negli anni ho amato di più. Quando ero giovanissima riusciva a riempire ogni angolo, nota dopo nota, parola dopo parola, e in quel momento All I Need era semplicemente perfetta per me. Mi nutro di quel momento.
Cerco di guardare tutto il cielo, per riempirmi di quello spazio immenso.
Il pensiero di capire da dove provenisse la musica, mi fa sporgere verso il balcone della mia vicina. Non ancora sicura, corro nelle scale e appoggio l'orecchio alla sua porta. Era lei.
Decido di lasciarle un biglietto. Dopotutto se ascoltava i Radiohead non poteva essere tutta finita, e molto probabilmente non mi avrebbe presa per pazza. Mi resi conto di non sapere nemmeno il suo nome, così scrissi:
'Ciao! Sono la tua vicina della porta qui accanto (freccia). Sei tu ad aver messo i Radiohead oggi pomeriggio? Sono uno dei miei gruppi preferiti, mi hai regalato un momento bellissimo e ci tenevo a ringraziarti. Quando tutto sarà finito mi piacerebbe invitarti a casa mia a prendere un caffè.'
Mi rispose. Conservo ancora quel biglietto sul frigo. E lei il mio dall'entrata. Mi disse che pianse di gioia leggendomi, erano quasi due mesi che non aveva contatti con nessuno, tenere in mano quel biglietto era stato prezioso in quel momento. Seguirono un piccolo arcobaleno da parte mia e delle saponette da parte sua. E le fragole, che mi riportò un paio di giorni dopo sottoforma di torta. Appena libere dal primo lockdown ci trovammo per una cena a casa mia. Scoprii che era marchigiana ed era un'arteterapeuta, e che in lei c'era molto di me, e in me molto di lei. Da quel giorno non ci siamo mai più separate.
Per me questo piccolo racconto, che ho voluto condividere con voi, è la prova che ogni cambiamento può portare a qualcosa di bello, se sappiamo accoglierlo. Probabilmente se non fossi tornata ad Alba non ci saremmo mai incontrate. E probabilmente se non mi fossi osata a lasciarle quel biglietto, non avremmo mai avuto occasione di incontrarci, e di farlo così. Come se si stesse cercando quell'amicizia e quella vicinanza da tanto tempo.
Tant'è che è rimasta salvata 'Elisa Vicina'. E quando non riusciamo a vederci, continuiamo a lasciarci biglietti e piccoli regali sulla porta.
Quelle collane sono il risultato di una sera passata insieme in cui le dissi 'Aiutami a fare una collana un po' diversa dalle mie, di quelle li un po' strane che metti tu!'.
Ed è così che ho deciso di chiamarle In Rainbows.